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Storia del cammello che piange
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:: LE SERATE :: STAGIONE 2009/2010 :: SERATA 5
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Storia del cammello che piange
Nel film di Byambasuren Davaa e Luigi Falorni, candidato all'Oscar nel 2005 come miglior documentario, il racconto dei rituali quotidiani e dei piccoli miracoli che scandiscono la vita di una famiglia nel deserto del Gobi.
Vale la pena di cercarlo fra la programmazione delle arene estive o di attendere l'uscita del Dvd sul mercato italiano, per vedere o rivedere "La storia del cammello che piange", documentario narrativo che racconta la vita quotidiana di una famiglia nel deserto del Gobi di fronte a un piccolo miracolo della natura. Il film, infatti, parte con la nascita dei cuccioli di cammello nel deserto e il rifiuto da parte di una femmina del proprio piccolo perché nato albino.
Da questo momento, parteciperemo della sofferenza dell'animale, espressa con un lamento che ricorda un vero e proprio pianto umano, e seguiremo il suo calvario per alimentarsi e crescere, nonostante i numerosi tentativi degli allevatori di far "riconciliare" madre e figlio. La miracolosa pacificazione finale avverrà grazie al potere taumaturgico della musica, attraverso un rito officiato da un violinista fatto venire appositamente dalla città più vicina: il suono dello strumento e della voce riusciranno a sciogliere il rifiuto iniziale e a far "piangere" anche la madre del piccolo cammello albino (oltre che a commuovere gli spettatori).
Questo film, che unisce al realismo del documentario le tecniche narrative della fiction, nasce dalla collaborazione a quattro mani fra la mongola Byambasuren Davaa e l'italiano Luigi Falorni e rappresenta la tesi di laurea di quest'ultimo alla scuola di cinema di Monaco. L'idea di partenza è venuta a Davaa, originaria di una famiglia nomade della Mongolia, per illustrare un rito ancora diffuso nella tradizione locale, ovvero l'utilizzo della musica per superare i traumi che la dura vita nel deserto riserva agli animali: "Non ci sono testi cantati durante il rituale. E' una ripetizione continua delle lettere 'Hoos' - spiega la regista - Questa parola non ha un significato, solo un effetto. E ci sono suoni diversi per animali diversi. Le pecore, per esempio, sono commosse dalle lettere 'Toig'. I suoni vengono ripetuti molte volte. Non so come si sia sviluppata questa tradizione, ma i nomadi lo hanno sempre fatto in questo modo. Forse la musica fa sentire gli animali più vicini agli uomini".
Ispirandosi al modello dei documentari narrativi di Robert J. Flaherty come "Nanook del Nord" e "L'uomo di Aran", i due registi hanno seguito la vita reale di una famiglia di pastori nomadi, scandita dalla ciclicità delle nascite e delle stagioni e ancora preservata dalle conseguenze negative del processo di inurbamento in atto anche in Mongolia (nella sola capitale Ulan-Bator vive il 50% della popolazione del paese).
Il risultato finale è uno spaccato realistico di uno stile di vita suggestivo proprio perché lontano nel tempo e nello spazio, ma che mantiene il sapore della favola grazie al lieto fine e alla descrizione dell'immediata comunicazione fra psiche e istinto e del rapporto privilegiato fra natura e uomo, ormai sempre più drammaticamente compromesso.
Olimpia Ellero
Vale la pena di cercarlo fra la programmazione delle arene estive o di attendere l'uscita del Dvd sul mercato italiano, per vedere o rivedere "La storia del cammello che piange", documentario narrativo che racconta la vita quotidiana di una famiglia nel deserto del Gobi di fronte a un piccolo miracolo della natura. Il film, infatti, parte con la nascita dei cuccioli di cammello nel deserto e il rifiuto da parte di una femmina del proprio piccolo perché nato albino.
Da questo momento, parteciperemo della sofferenza dell'animale, espressa con un lamento che ricorda un vero e proprio pianto umano, e seguiremo il suo calvario per alimentarsi e crescere, nonostante i numerosi tentativi degli allevatori di far "riconciliare" madre e figlio. La miracolosa pacificazione finale avverrà grazie al potere taumaturgico della musica, attraverso un rito officiato da un violinista fatto venire appositamente dalla città più vicina: il suono dello strumento e della voce riusciranno a sciogliere il rifiuto iniziale e a far "piangere" anche la madre del piccolo cammello albino (oltre che a commuovere gli spettatori).
Questo film, che unisce al realismo del documentario le tecniche narrative della fiction, nasce dalla collaborazione a quattro mani fra la mongola Byambasuren Davaa e l'italiano Luigi Falorni e rappresenta la tesi di laurea di quest'ultimo alla scuola di cinema di Monaco. L'idea di partenza è venuta a Davaa, originaria di una famiglia nomade della Mongolia, per illustrare un rito ancora diffuso nella tradizione locale, ovvero l'utilizzo della musica per superare i traumi che la dura vita nel deserto riserva agli animali: "Non ci sono testi cantati durante il rituale. E' una ripetizione continua delle lettere 'Hoos' - spiega la regista - Questa parola non ha un significato, solo un effetto. E ci sono suoni diversi per animali diversi. Le pecore, per esempio, sono commosse dalle lettere 'Toig'. I suoni vengono ripetuti molte volte. Non so come si sia sviluppata questa tradizione, ma i nomadi lo hanno sempre fatto in questo modo. Forse la musica fa sentire gli animali più vicini agli uomini".
Ispirandosi al modello dei documentari narrativi di Robert J. Flaherty come "Nanook del Nord" e "L'uomo di Aran", i due registi hanno seguito la vita reale di una famiglia di pastori nomadi, scandita dalla ciclicità delle nascite e delle stagioni e ancora preservata dalle conseguenze negative del processo di inurbamento in atto anche in Mongolia (nella sola capitale Ulan-Bator vive il 50% della popolazione del paese).
Il risultato finale è uno spaccato realistico di uno stile di vita suggestivo proprio perché lontano nel tempo e nello spazio, ma che mantiene il sapore della favola grazie al lieto fine e alla descrizione dell'immediata comunicazione fra psiche e istinto e del rapporto privilegiato fra natura e uomo, ormai sempre più drammaticamente compromesso.
Olimpia Ellero
Fra- Admin
Re: Storia del cammello che piange
Strano! L'avrei considerato come uno dei più scaricati in assoluto!
so_strange- Admin
Re: Storia del cammello che piange
di solito lo trasmettono in prima serata almeno due o tre volte l'anno.....
Fra- Admin
Re: Storia del cammello che piange
Ma sì di solito lo fanno sempre nelle vacanze di natale alle 9 del mattino su Italia 1...proprio prima di Fantaghirò...
silvietta
Re: Storia del cammello che piange
io ho sempre concentrato tutte le mie energie sulla visione di Fantaghirò e quindi evitavo questo film........
Fra- Admin
Re: Storia del cammello che piange
Ne ho trovata una versione tedesca con sottotitoli in italiano (in alternativa c'è anke il finlandese)... Direi ke è inutile vero?
ema83
Re: Storia del cammello che piange
meglio che niente.....
ma tanto ho una certa impressione che la probabilità che vinca la votazione questo film siano alquanto basse.....
ma tanto ho una certa impressione che la probabilità che vinca la votazione questo film siano alquanto basse.....
Fra- Admin
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